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1000 Miglia 11/6/2024 - 15/6/2024


Italy
da 11 a 15 Giugno 2024
1000 Miglia
Luogo: Brescia-Roma-Brescia - Italy
Sito internet: www.1000miglia.it



Al giorno della gara


Le origini della MilleMiglia sono inscindibili con quelle dell’Automobile Club Brescia.
Il nuovo ordinamento del 1927 dell’Automobile Club d’Italia, da quell’anno nobilitato a Raci con l’aggiunta dell’aggettivo “Reale”, infatti affidava alle varie sedi provinciali non solo la riscossione delle tasse automobilistiche ma anche la costituzione di una sede del Pubblico registro automobilistico. Da qui nacque l’esigenza della scissione dall’Automobile Club di Milano (Acm) di cui, fino agli inizi di quell’anno, Brescia costituiva solo una sezione.
Il legame automobilistico sportivo con il capoluogo si era tuttavia progressivamente incrinato con l’andare del tempo, specie dopo il 1922 anno in cui, dopo l’esperimento del primo Gran Premio d’Italia che il direttore dell’Acm, il milanese, ma bresciano d’adozione, Arturo Mercanti, aveva organizzato l’anno precedente sul circuito di Montichiari, la corsa era stata disputata sul neonato circuito di Monza, costruito a tempo di primato nel parco della villa reale sfruttando l’esperienza e alcune soluzioni tecniche, quali le curve sopraelevate, già sperimentate nella piana di Ghedi.
Il fatto fu considerato dai bresciani un grave affronto, non dimenticando che il motorismo sportivo italiano aveva avuto proprio nel loro territorio una delle sue principali culle fin dal 1899, quando nell’ambito della tradizionale fiera d’agosto era stata disputata la Brescia- Cremona- Mantova- Verona –Brescia di circa 220km riservata alle automobili, ripetuta l’anno successivo, ma funestata da un grave incidente.
La tradizione era potuta riprendere solo nel 1904 con la “Settimana motoristica”, ripetuta l’anno successivo con la disputa della Coppa Florio sulla piana di Montichiari e con l’epilogo delle gare motonautiche sul Garda, ancora una volta tra le prime disputate in Italia. Così avvenne anche per il “Circuito aereo” di Brescia nel 1909 che fu la prima gara tra aeroplani nel nostro Paese.
Il consiglio direttivo del neonato Automobile Club di Brescia (Acb) era, guidato da giovanissimi piloti automobilistici (Franco Mazzotti Biancinelli, presidente, e il conte Aymo Maggi di Gradella, vicepresidente assieme a Oreste Bertoli), ma non mancava un’importante rappresentanza politica (l’onorevole Alfredo Giarratana e Innocente Dugnani, futuro federale di Brescia) molto vicina al parmense Augusto Turati, già segretario del fascio di Brescia dal 1923 al 1926 e quindi del Partito nazionale fascista.
Alla componente sportiva, oltretutto con notevole disponibilità economica, e a quella politica si aggiungeva l’esperienza organizzativa del veronese Renzo Castagneto, prima ciclista, poi corridore motociclista e fondatore della Polisportiva Ravelli con il concittadino Aldo Finzi , (quest’ultimo già volontario fiumano e fino al 1924 molto vicino a Mussolini), quindi dal 1923 abile organizzatore di eventi motoristici e segretario generale dell’Acb, affiancato dal barone Flaminio Monti, vice-segretario.
Per gli uomini dell’Acb era necessario trovare un qualcosa di spettacolare che sia celebrasse la raggiunta autonomia da Milano, sia vendicasse l’offesa subito senza urtare la suscettibilità tanto del Raci, quanto dell’Acm, presieduti entrambi in quel periodo dal senatore Silvio Crespi.
Immediato fu pensare a una manifestazione di velocità su lunga distanza riservata alle vetture di serie che, a differenza della Bol d’or francese (nata nel 1922) e del Grand Prix d’endurance de 24 Heures “Coupe Rudge Whitworth” (poi nota come 24 Ore di Le Mans e disputata a partire dal 1923) e di molte altre gare istituite nel seguito tra le quali il poco noto Gran Premio Turismo, disputato a Monza in unica edizione della durata di 24 ore nel 1926, non fosse legata a un circuito, più semplice da mandare a memoria e dove era facile organizzare assistenze e rifornimenti, ma portasse le vetture in giro sulle strade di mezza Italia fin sull’uscio di casa dei possibili acquirenti.
Quest’ultima idea, oggi sarebbe considerata un vero colpo da genio della comunicazione, non avrebbe trovato insensibili le Case automobilistiche, afflitte dalle modeste vendite in Italia anche per la vera o presunta scarsa affidabilità dei loro prodotti, e neppure il Governo che, da un lato, aspirava a presentare al mondo un’Italia moderna e al passo con i tempi e, dall’altro, con l’aumento delle vetture circolanti avrebbe rimpinguato le deficitarie casse dell’erario con i proventi delle tasse di circolazione, sui carburanti e sui lubrificanti.
Anche gli italiani ne avrebbero conseguito un piccolo vantaggio indiretto con il miglioramento della obsoleta rete stradale, quantomeno di quella interessata dalla competizione, i cui oneri di manutenzione costituivano un problema irrisolto fin dalla nascita del Regno nel 1861.
Dopo Mazzotti, Maggi e Castagneto a completare il quartetto dei “moschettieri”, così furono soprannominati gli animatori dell’evento dall’immaginario collettivo, mancava un uomo della grande stampa e questo fu trovato, così si racconta, in Giovanni Canestrini della potente «Gazzetta dello sport», il primo giornale sportivo nazionale tra i cui azionisti figuravano gli industriali dell’automobile Giovanni Agnelli ed Edoardo Bianchi prima che i 4/5 della proprietà fosse acquistata da Alberto Bonacossa nel 1929.
Il quotidiano fin dal 1909, battendo sul tempo il «Corriere della sera» che voleva ripetere il successo del Giro d’Italia automobilistico non competitivo disputato nel 1901, organizzava quello ciclistico grazie all’abile opera di Armando Cougnet, già suo direttore come lo era stato prima Arturo Mercanti.
Grazie a Cougnet e a Castagneto, in pochissimo tempo fu studiato il percorso della Coppa delle 1000 Miglia da Brescia a Roma, necessaria piaggeria verso il Regime, a Brescia, per appunto lungo circa 1.600km. E il Regime, o quantomeno Turati, contraccambiò la deferenza rintuzzando gli attacchi di Silvio Crespi che chiedeva che alla gara non fossero concesse le necessarie autorizzazione prefettizie perché, a suo dire, “troppo pericolosa”.
Poi nacque la leggenda che Giovanni Canestrini riscrisse almeno tre volte negli anni: una prima volta sul Numero unico dell’edizione 1930, poi nel 1962 nel suo Una vita con le corse, e quindi nel 1967 in Mille Miglia. Anche se molti particolari narrati cambiarono, in tutti e tre i racconti la storia parte dalla famosa sera del 2 dicembre 1926 quando, così ricordata dal giornalista in Una vita con le corse:

Non dirò che io mi aspettassi visite alla vigilia di Natale di quel 1926; sonnecchiavo sdraiato su una poltrona del mio studiolo, in via Bonaventura Cavalieri a Milano, quando, dal cortile, mi sentii chiamare. Era la voce rauca di Aymo Maggi e la riconobbi subito. Mi affacciai alla finestra ed infatti, giù in cortile, c’era proprio lui con Franco Mazzotti, Renzo Castagneto ed il barone Monti. Tutti bresciani. «Cosa vorranno» — pensai — «proprio alla vigilia di Natale?».
Il mio studio fu invaso dagli amici e Maggi, per tutti, spiegò le ragioni della inattesa visita: «Le no-stre case non corrono più» — disse — «macchine da corsa non ce ne sono e, se vogliamo fare dello sport, non ci resta che acquistare macchine straniere, o meglio delle Bugatti, il quale praticamente è il solo che le fabbrica e le cede alla clientela. Se non troviamo qualcosa di nuovo, abbiamo la impressione che nessuno più si interesserà di automobilismo sportivo e tutta la nostra tradizione sarà dimenticata. Bisogna fare qualcosa» ripeté.
[…] Si avanzò l’idea di organizzare una Brescia-Roma; era di moda a quel tempo far confluire tutto alla capitale (ed è una moda che è tuttora rimasta); ma neppure essa piacque, giacché alla fine Brescia, da una gara del genere, non avrebbe avuto che un vantaggio relativo.
«E perché non si fa una Brescia-Roma-Brescia?» […]«E come la chiamiamo?»
Brescia-Roma-Brescia era troppo lungo e faceva pensare all’orario ferroviario, più che ad una competizione automobilistica. Giro d’ Italia, no; Criterium delle macchine sport, no. Via, via scartammo altri titoli e diciture. Ad un certo punto Mazzotti chiese a me ed a Castagneto, che stavamo conteggiando sulla carta geografica le distanze:
«Quanto è lunga?». « Più di mille chilometri: all’incirca 1.600 chilometri ». «Ossia mille miglia» osservò Mazzotti il quale, fresco, come era, del suo viaggio americano, s’era assuefatto a considerare le distanze stradali e le medie chilometriche in miglia, anziché in chilometri. Poi quasi seguendo una ispirazione aggiunse: «E perché non la chiamiamo Coppa delle Mille Miglia?»
Qualcuno obbiettò: «Non ti pare troppo americana questa denominazione?». «Affatto —. ribattei — dopotutto i romani misuravano appunto in miglia le loro distanze; siamo quindi nella tradizione romana ». E a quei tempi anche questo contava.

Non sappiamo come andarono effettivamente le cose e se l’idea nacque proprio solo quella sera, ma, come a tutte le belle favole, rincuora crederci.






61)Partecipante il 14/5/2013 scrive:
Per il momento gli alberghi sono scesi di categoria e di molto!
Per la quota che paghiamo non sono all'altezza.
un partecipante in attesa...
60)Brescianoappassionato il 14/5/2013 scrive:
ahahah, i bandi di gara??? La stessa domanda che si è fatta FIAT! Ma dai...! Secondo me non è interessante tanto notare e far notare che i bandi siano stati pochissimi rispetto a quanti ne avrebbero dovuti fare, ma piuttosto che quei pochi fatti sono stati vinti dai soliti noti... il fine giustifica i mezzi? mah... intanto aspettiamo la prossima MM, che si prospetta poco memorabile... iniziano le mosse delle "mani avanti": makaus dice che sarà una MM con meno frivolezze e più sostanza; Gaburri dice che sarà una MM casereccia ma di cuore; sul sito si parla di una MM austera... immagino che i partecipanti, quelli che pagano 7500 euro di iscrizione, concordino sulla MM del risparmio...
59)marco il 13/5/2013 scrive:
Ermanno aveva ragione: presuntuosi, saccenti e arroganti. E l'incapacità la si trova nelle risposte: si cercano scuse e non soluzioni. Certo non è semplice fare quanto fatto nel quinquennio scorso, ma sono stati loro a decidere di cambiare.
Mancano solo 2 gg quindi quello che è stato fatto è stato fatto. Mi auguro sia un'edizione prestigiosa e di qualità. Se no ci rimette la faccia non ACI e 1000 Miglia srl (che sicuramente faranno a scarica barile) ma dell'italia. Quindi? Se andrà male dimissioni generali.... manco a dirlo: non è un'azienda e tutti se ne staranno attaccati alla poltrona tanto paga anche il pubblico come sempre. W la 1000 Miglia, W l'italia.
58)Brescianoappassionato il 13/5/2013 scrive:
Per JF: come non si può ricevere una causa da FIAT? Si può eccome, basta non rispettare le procedure! 1000 Miglia Srl è una società privata, ma partecipata esclusivamente dall'AC Brescia, che è un ente pubblico; per questo motivo 1000 Miglia Srl DEVE comportarsi come un ente pubblico e, tra le altre cose a cui è obbligata, deve rispettare le procedure di assegnazione dei servizi esterni tramite appalto... basta vedere sul sito per rendersi conto che di procedure corrette ne sono state seguite poche o nulla (caro marco... la trasparenza è lontana 1000 miglia...) il problema, mi riferisco a quanto dice ermanno, è proprio l'incompetenza abbinata alla presunzione, io non direi tipica dei funzionari pubblici, ma piuttosto di chi pensava di essere così bravo da vendere per buono ciò che buono non è... ma non non siamo appassionati abbocconi... e poi sai, ermanno, non è assolutamente facile fare una gestione privata tramite una società di fatto pubblica, vai a vedere chi occuperà i vari incarichi e scoprirai che ha proprio ragionemarco (figli, figliastri, amici, nipoti...)tt...che tristezza infinita... aspettiamo l'arrivo dell'ultima vettura e poi sarà doveroso fare tutte le critiche utili a preservare un grande evento bresciano dallo sfascio... oltre che a segnalare evetuali scorrettezze, inefficienze, irregolarità agli enti preposti al controllo (corte dei conti in primis...) ...aspettiamo...
57)JF il 12/5/2013 scrive:
Non mi avete più sentito perché sinceramente mi sono rotto le scatole... Faccio parte da anni del monto sportivo... e non lo faccio per un ritorno economico ma semplicemente per passione. Ho 54 anni e ne ho viste tante ma sinceramente quello che sta accadendo ė vergognoso. Non si può ricevere una causa da FIAT... Sono senza parole. Sono deluso!

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